Foto: Miha Krofel

L’orso bruno

L’orso bruno rappresenta un elemento importante della natura e del patrimonio culturale europeo. Nel XIX secolo il numero degli orsi è calato drasticamente in gran parte dell’Europa centrale e meridionale, in alcuni luoghi l’orso si è addirittura estinto. Oggi l’atteggiamento della gente nei confronti di questo grande carnivoro sta cambiando. Esistono dei progetti in diverse parti d’Europa che lottano per ripristinare la popolazione degli orsi bruni: nelle Alpi austriache e italiane, nei Pirenei, in Francia, nell’Appennino abruzzese, in Cantabria in Spagna, nella catena montuosa del Pindo e Monti Rodopi in Grecia.

Nella zona più ampia delle Alpi Dinariche la specie dell’orso si è preservata grazie ad un habitat adatto – ampie e fitte foreste con terreno roccioso e scarsa visibilità, ma anche per l’affetto delle persone che vivono in questa zona verso la specie. Nella parte più occidentale di una densa popolazione Dinarica, gli orsi sloveni vengono importanti per il ripopolamento naturale delle Alpi. Le condizioni di vita in Slovenia in gran parte assomigliano alle condizioni nelle zone dell’Europa centrale e meridionale in cui vivono gli orsi, o dove potrebbero potenzialmente essere presenti. Pertanto, la strategia di gestione dell’orso bruno sloveno è importante anche per gli altri paesi europei.

L’orso bruno è considerato una specie vulnerabile a causa delle sue esigenze spaziali, della natura opportunista dell’alimentazione, dell’alta mobilità e della tolleranza evidente della presenza di persone. La protezione e la gestione di una specie così rara, specie a rischio e carismatica come l’orso bruno non è facile. Quando si parla di questo magnifico carnivoro, l’opinione pubblica è normalmente divisa e il pubblico osserva con attenzione ogni passo del gestore. È fondamentale che il gestore della popolazione degli orsi prenda le decisioni basate su fatti scientifici incontestabili. Prendendo in considerazione i fatti scientifici si evitano eventuali accuse in seguito. Pertanto i metodi di conservazione genetica stanno diventando sempre più rilevanti perché ci consentono di raccogliere informazioni sulla condizione genetica della popolazione, la dinamica e le dimensioni della popolazione, la struttura del sesso, la dispersione e l’origine geografica e filogenetica degli esemplari. La conoscenza di tutti questi aspetti della popolazione consente una migliore pianificazione e gestione della popolazione.

Ecologia dell’orso

Gli orsi sono animali solitari. Di solito gli individui si evitano, tranne durante il periodo dell’accoppiamento. Come la maggior parte degli altri grandi carnivori, anche gli orsi hanno un’ampia area dell’home range e occorrono in bassa densità di popolazione. Le femmine non si allontanano molto dall’area vitale materna, mentre i maschi si disperdono. Gli home range si possono sovrapporre. Gli orsi sono attivi durante il giorno e durante la notte. La loro attività dipende dalle condizioni ambientali, dalla quantità di cibo e dalle attività umane (Swenson et al. 2000).

L’orso è un onnivoro opportunista. Raccoglie il cibo con il valore più alto possibile a disposizione in un momento particolare (Krystufek, 2003). La maggior parte del cibo è di origine vegetale. La primavera è la stagione più impegnativa, soprattutto quando inizia la stagione di crescita. Durante questo periodo può attaccare gli artiodattili che si muovono con difficoltà a causa della neve e del ghiaccio. Anche le carcasse – corpi di animali morti durante l’inverno – rappresentano un importante fonte di cibo durante la primavera. Dal momento in cui la stagione di crescita prosegue fino al tardo autunno, gli orsi pascolano e mangiano frutti di alberi e arbusti (corniolo, nocciolo, fragole, mirtilli, more). In autunno, quando stanno accumulando il grasso per l’ibernazione, gli alberi di bosco (faggio, quercia, castagno, noce) e gli alberi da frutto nei frutteti (pere, mele, prugne) rappresentano un’importante fonte di cibo. Gli insetti (formiche, vespe, api, coleotteri del legno, chafer europee, punteruoli), le loro pupe e le carcasse menzionate prima, rappresentano una fonte di cibo ad alto contenuto proteico (Krze, 1988). A volte l’orso va a caccia del bestiame, in particolare di bovini, qualche volta trova il cibo anche presso le discariche abusive. Quando trova il cibo sulle proprietà delle persone (piccolo bestiame, frutteti, case delle api …) e provoca danni, crea un conflitto con la gente.

D’inverno l’orso entra in letargo; tuttavia, questo non è il letargo profondo invernale come succede, per esempio ai ghiri. La sua temperatura corporea scende a 2°C. Il battito cardiaco e il sistema digestivo rallentano. Siccome durante questo periodo l’orso non beve liquidi, inizia ad accumulare le tossine, soprattutto nelle urine. . L’azoto dalle urine si scompone in proteine che si depositano nella linfa (liquido cerebrospinale del sangue). Il “letargo invernale” dell’orso è in realtà una particolare forma di fame combinata con la capacità di neutralizzare le tossine (Krystufek, 2003). Alcuni orsi provenienti da popolazioni dell’Europa meridionale possono essere più attivi durante l’anno. L’orso trascorre l’inverno nella tana. Probabilmente si tratta di un adeguamento per la mancanza di cibo durante il periodo invernale e, eventualmente, per aiutare i cuccioli i quali non sono ancora in grado di gestire la loro termoregolazione (Swenson et al. 2000).

Gli orsi sono noti per la loro longevità (la più longeva orsa registrata in Slovenia ha 21 anni (Jerina e Adamič, 2008)), per la maturità sessuale che viene raggiunta piuttosto tardi e per il ciclo riproduttivo esteso. Si tratta di una specie poligama. L’accoppiamento avviene da metà maggio ai primi giorni di luglio. Dopo l’inseminazione gli embrioni si sviluppano allo stadio di blastocisti. Lo sviluppo si ferma fino alla fine di novembre, quando avviene l’attuazione. La gravidanza prosegue per le prossime sei – otto settimane. A gennaio o a febbraio le femmine partoriscono i cuccioli (da 1 a 4) nella tana e questi pesano circa 0,5 kg. I cuccioli vengono considerati adulti quando raggiungono 1,4-2,4 anni. Nella popolazione scandinava, che è la popolazione europea più studiata, hanno scoperto che la femmina partorisce per la prima volta tra i quattro e sei anni. L’intervallo tra due periodi di gestazione è relativamente breve, circa 2,4 anni (Swenson et al. 2000).

 

RIFERIMENTI

  • Jerina K., Adamič M. 2008. Analiza odvzetih rjavih medvedov iz narave v Sloveniji v obdobju 2003-2006, na podlagi starosti določene s pomočjo brušenja zob. Univerza v Ljubljani, Biotehniška fakulteta, Oddelek za gozdarstvo in obnovljive gozdne vire.
  • Kryštufek B. 2003. Sesalci – Mammalia. V: Živalstvo Slovenije. Sket B., Gogala M., Kuštor V. (ur). Ljubljana, Tehniška založba Slovenije: 595 str.
  • Krže B. 1988. V: Zveri II. Medvedi – Ursidae, psi – Canidae, mačke – Felidae. Kryštufek B., Brancelj A., Krže B., Čop J. (ur). Lovska zveza Slovenije, Ljubljana: 23-62
  • Swenson J.E., Gerstl N., Dahle B., Zedrosser A. 2000. Action plan for the conservation of the brown bear (Ursus arctos) in Europe. Council of Europe, Strassburg, France.